La vita, alla fine del secondo decennio del 21esimo secolo, è incredibilmente veloce. Siamo spesso costretti, da tutto quello che abbiamo attorno a noi, a un ritmo che non è quello che probabilmente vorremmo tenere. La vita di un essere umano è estremamente breve se comparata a quella della nostra Terra, ma è comunque molto lunga paragonata ad altro. Un giorno di giugno sulle Shetland vidi sbocciare dei fiori che meno di una settimana dopo erano praticamente appassiti. Quello mi è sembrato un tempo brevissimo eppure quando aspettiamo il nostro turno in banca ci sembra di morire, tanta è la sensazione di interminabile attesa. Dopo aver trascorso una giornata praticamente immobile, seduto per alleviare il dolore causato dall’infortunio, ho cercando di ricordare uno scorrere del tempo più lento e al quale, soprattutto rinchiuso fra le quattro mura, non sono più abituato. E allora, a fine giornata, mi è tornato in mente questo albero neozelandese e ho immaginato l’impossibile, l’evolversi di quei rami come fosse in un impossibile time-lapse. E’ cresciuto senza fretta, si è evoluto, si è intrecciato con se stesso. E la fine è ancora lontana da venire. Un inno alla lentezza che tutti dovremmo cercare